Mauro Biglino a La Zanzara dice cose scioccanti sulla prostituzione

mauro biglino

Dato che nel mio libro parlo abbondantemente dei culti cananei della fertilità (e quindi di prostituzione sacra) un lettore mi ha segnalato la puntata de La Zanzara che ha ospitato Mauro Biglino, il 13 aprile 2018.

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Secondo Mauro Biglino la Bibbia non condanna la prostituzione

Cruciani presenta Mauro Biglino come «professore e grande biblista» e gli chiede, questo è il senso: «Dato che il Papa ha detto che andare a prostitute è un atto criminale, il testo sacro fornisce le basi a questa affermazione?».

Mauro Biglino risponde che nel testo sacro è scritto «l’esatto opposto». Cruciani rilancia: «Quindi il Papa condanna la prostituzione ma, se andasse a leggere la Bibbia, la prostituzione è tutt’altro che condannata, o sbaglio?». E Biglino conferma: «Esattamente».

Che Cruciani ignori completamente il contenuto della Bibbia, non mi sorprende. Ma che a un «professore e grande biblista» sfugga un concetto centrale del Vecchio Testamento, mi lascia perplesso.

Nella Bibbia si parla spesso di prostituzione

La prostituzione rituale è in assoluto la seconda pratica più condannata (la prima è questa) di tutto l’Antico Testamento. Per accertarsene non serve leggere l’intera Bibbia o L’origine dell’uomo ibrido, basta andare sul sito bibbia.net (o qualsiasi altro portale che riporti i testi della Bibbia) e cercare «prostitu» (così troviamo tutti i passi in cui sono presenti le parole: prostituta, prostitute, prostituzione, ecc.).

Solo nel Vecchio Testamento otteniamo 103 risultati. Come mai così tanti? Semplice: nell’antico Vicino Oriente quasi tutti i popoli veneravano divinità della fertilità. Il motivo è che ci troviamo nella famosa mezzaluna fertile, un territorio nel quale l’agricoltura diede ottimi risultati e permetteva che grandi popoli venissero sfamati. All’epoca non si conosceva la biologia come la conosciamo oggi e l’esperienza di un piccolo seme che diventa un grosso albero pieno di cibi da mangiare veniva vissuta come un miracolo.

La prostituzione sacra

Fu a causa di un tale mistero che nacquero la dea della terra e il dio del cielo. La terra era vista come un grosso utero, che accoglieva il seme che gli uomini piantavano (tanto che ancora oggi si parla di Madre Terra); il cielo era il dio maschile che con le sue piogge fecondava la terra e faceva nascere la vita. Il rapporto cielo/terra era identico al rapporto uomo/donna: se quest’ultimo dava vita a un bambino, il primo produceva un vegetale; ma sempre di un accoppiamento si trattava.

Ed ecco che nacquero i riti magici di fertilità: mentre nelle religioni si chiede alla divinità, sperando di essere ascoltati ed esauditi, nella magia l’uomo obbliga il divino a piegarsi al suo volere, compiendo, appunto, i riti magici. In questo caso, per obbligare il cielo a fecondare ben bene la terra, cosa bisognava fare, secondo voi? Quale rito magico potevano essersi inventati? Esatto: l’orgia rituale e la prostituzione sacra.

I peccati di Israele

Quando gli israeliti arrivarono nella terra promessa, la terra di Canaan, vi trovarono i popoli cananei che erano devoti praticanti dei riti di fertilità: avevano i loro templi con le loro sacerdotesse (prostitute sacre) e lì passavano tanto tempo a pregare… E indovinate quale simbolo veniva utilizzato per rappresentare la fertilità? Il serpente (… sì, esattamente quel serpente!).

Tutto il Primo Testamento parla degli israeliti che erano tentati dall’abbandonare la religione di Yahweh per seguire i culti libertini di Canaan. E in tutti i libri si parla della prostituzione, di quanto Yahweh non la sopportasse e delle volte che il popolo d’Israele ha peccato, finendo per seguire i riti di fertilità.

Ma il fatto che gli israeliti abbiano peccato più di una volta, nel corso di secoli, non significa che nella Bibbia è scritto che la prostituzione vada bene. Affermare ciò che ha affermato Biglino è come dire che la chiesa cattolica è favorevole alla pedofilia, dato che ci sono dei preti pedofili.

Alcune citazioni

Comunque vi invito a leggere i 103 passi; poi ditemi se certe affermazioni, in una delle trasmissioni radio più seguite d’Italia, non lasciano perplessi anche voi.

Qui ne riporto solo alcuni, giusto per chi non ha tempo/voglia di andare a leggerli tutti.

Non fare alleanza con gli abitanti di quella terra, altrimenti, quando si prostituiranno ai loro dèi e faranno sacrifici ai loro dèi, inviteranno anche te [Esodo 34,15]

E il testo continua:

Non prendere per mogli dei tuoi figli le loro figlie, altrimenti, quando esse si prostituiranno ai loro dèi, indurrebbero anche i tuoi figli a prostituirsi ai loro dèi. [Esodo 34,16]

Non profanare tua figlia prostituendola, perché il paese non si dia alla prostituzione e non si riempia di infamie. [Levitico 19,29]

Se la figlia di un sacerdote si disonora prostituendosi, disonora suo padre; sarà arsa con il fuoco. [Levitico 21,9]

Non vi sarà alcuna donna dedita alla prostituzione sacra tra le figlie d’Israele, né vi sarà alcun uomo dedito alla prostituzione sacra tra i figli d’Israele. [Deuteronomio 23,18]

Non porterai nel tempio del Signore, tuo Dio, il dono di una prostituta né il salario di un cane (cane = sacerdote maschio che si prostituiva), qualunque voto tu abbia fatto, poiché tutti e due sono abominio per il Signore, tuo Dio. [Deuteronomio 23,19]

Purtroppo sono pochissime le persone che hanno letto la Bibbia e quindi chiunque può permettersi di dire qualsiasi cosa, tanto chi ascolta non ha gli strumenti per replicare.

Il serpente dell’Eden non era il diavolo. Lo dicono teologi ed esegeti cattolici

Per secoli si è creduto che, nel famoso racconto del peccato originale, il personaggio che compare all’inizio del capitolo 3 della Genesi, chiamato serpente, fosse il diavolo. In realtà l’associazione è sbagliata.

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Inizio subito citando André Wénin (docente di Ebraico biblico ed Esegesi dell’Antico Testamento all’Università Cattolica di Louvain-la-Neuve, professore invitato alla Pontificia Università Gregoriana dove insegna Teologia biblica) che ha scritto un libro dal titolo Dio, il diavolo e gli idoli (Edizioni Dehoniane Bologna, 2016). L’introduzione comincia così (pagina 7):

Bisogna dire chiaramente che la Bibbia non si interessa del diavolo.

Più avanti aggiunge (pagina 71):

Nella Bibbia ebraica non c’è praticamente traccia di demoni.

Noi oggi sappiamo cosa s’intende quando si parla del diavolo: era un angelo, il più bello degli angeli, che si è ribellato a Dio e per questo motivo è diventato il suo avversario.

Il problema è che questa storia non era conosciuta dagli autori che hanno scritto il racconto che troviamo nei capitoli 2 e 3 della Genesi. Nel X secolo a.C. nessuno sapeva che un angelo si fosse rivoltato contro Dio. E infatti nel racconto della creazione non si parla né di angeli né di rivolte angeliche. Però all’improvviso compare questo serpente che solo successivamente, per la tradizione cristiana, è stato identificato col diavolo.

Invece, per gli autori israeliti, chi era il serpente?

Il cardinale Gianfranco Ravasi, biblista, teologo ed ebraista, scrive (La Bibbia di Gerusalemme, Antico Testamento, Pentateuco IEdizioni Dehoniane Bologna, 2006, pagine 378-379):

Questa tradizione [serpente identificato col diavolo, n.d.r.] continuerà, ed è anche l’opinione comune corrente.
Invece per l’autore antico l’idea del diavolo sicuramente non era ancora presente. Agli occhi di questo autore del X sec. a.C. l’idea era un’altra. Ed era un’idea molto più fine, molto più acuta.
Il serpente […] che l’autore aveva davanti agli occhi, era un serpente che rimandava ad una realtà precisa, nei cui confronti gli ebrei si sentivano costantemente attirati, nei cui confronti la profezia e prima della profezia le tradizioni bibliche, hanno dovuto continuamente protestare

Cos’è che all’epoca attirava costantemente gli israeliti? Il popolo d’Israele conviveva in Palestina con le popolazioni autoctone della terra di Canaan. I cananei non adoravano lo stesso Dio degli israeliti ma adoravano le divinità della fertilità, attraverso un culto nel quale la sessualità ricopriva un ruolo molto importante.

Il professor William Graham Cole, nel libro Sesso e amore nella Bibbia (Longanesi, 1967), parla delle divinità cananee (pagina 173):

Erano particolarmente responsabili della fecondità e della fertilità di ogni tipo e condizione. Il loro culto richiedeva apparentemente una specie di magia imitativa, in cui i devoti maschi e femmine accoppiavano sessualmente i loro corpi e spargevano il loro seme sui campi che desideravano fruttassero generose messi.  Orge, comprendenti l’uso di sostanze eccitanti e un’indiscriminata attività sessuale, avevano un posto di primo piano in questi culti e molti israeliti con piacere diventavano apostati per queste magiche e meravigliose divinità.

Ecco qual era, ai tempi degli autori, l’avversario di Dio: non il diavolo ma gli dei degli altri popoli. Wénin spiega (pagina 65):

Ma che ne è del diavolo? Se ci si limita all’Antico Testamento, bisogna riconoscere che il personaggio è quasi inesistente. Un po’ come se l’idolatria offrisse un contrasto sufficiente per pensare la verità di Dio a partire dalle sue contraffazioni. O come se la figura di un avversario non fosse veramente necessaria accanto ai concorrenti di Dio che gli umani fabbricano per se stessi. In ogni caso, bisogna constatare che solo nei testi più tardi dell’Antico Testamento il diavolo fa un timido ingresso nella Bibbia, nel momento in cui le figure dell’idolatria diventano meno pregnanti.

Ok, ma cosa c’entra il serpente dell’Eden con questo discorso? Ce lo spiega Carlos Mesters, uno dei maggiori esegeti brasiliani, autore di un libro dal titolo Paradiso terrestre, nostalgia o speranza? (Elle Di Ci, 1972, pagine 48-49):

I cananei erano un popolo che abitava già nella Palestina prima che vi giungessero gli ebrei. Avevano una religione propria fatta di riti incentrati attorno al culto della fertilità. La relazione con la divinità era intesa esclusivamente in termini di cerimonie e osservanze rituali. Non includeva nessuna esigenza etica. Non influiva sulla vita come forza trasformatrice. Una religione di questo genere era assai più gradevole che le dure esigenze della Legge di Dio, perché arrivava a rendere ufficiale e sacra la prostituzione che era ritenuta un rito e un’azione sacra. La prostituzione era vista e praticata come tentativo magico-superstizioso per vincere la morte e possedere la vita. Di questo insieme di magia, legato al culto della fertilità e della prostituzione, era simbolo il serpente. Questa identificazione arrivò al punto che la parola nagash significava allo stesso tempo serpente e pratica magica. […] Il grande pericolo e la grande tentazione del popolo era esattamente quel serpente.

Quindi nessun diavolo. Il serpente era il simbolo delle divinità cananee della fertilità, simbolo che gli israeliti vedevano raffigurato quando peccavano contro il loro Dio, entrando nei templi cananei in cui si trovavano le sacerdotesse, le prostitute sacre di Canaan.

Ravasi ci spiega allora cosa rappresentava originariamente il discorso tra Eva e il serpente (pagina 381):

La donna è presente qui non tanto perché è adescatrice, la tentatrice sessuale, come di solito dice, purtroppo, certa letteratura o certa opinione comune. La donna, in questo caso, invece, appare ormai, per l’ascoltatore attivo, con un volto molto preciso, con contorni ben definiti: è, in qualche modo, il segno della stessa sacerdotessa cananea dei culti pagani della fertilità. Serpente e donna erano i due elementi che il fedele ebreo incontrava quando riusciva a sottrarsi alle maglie della censura ufficiale del culto d’Israele e ad andare ne santuari cananei.

Ecco dunque svelato parte del significato del peccato originale. Per saperne di più, invito il lettore a seguire gli aggiornamenti di questo sito o a leggere il libro L’origine dell’uomo ibrido.