Dio creò Adamo vegetariano, poi un grave peccato rese gli uomini onnivori

adamo vegetariano

Stiamo per analizzare un particolare della Bibbia molto importante ma che spesso non viene considerato con la dovuta attenzione: gli autori del libro della Genesi hanno scritto che Dio creò Adamo vegetariano e solo successivamente l’umanità diventò onnivora. La trasformazione, come vedremo, avvenne a causa di un grave peccato.

Nel primo capitolo della Genesi, Dio crea la prima coppia, la benedice e la invita a moltiplicarsi; subito dopo si legge [Genesi 1,29]:

Dio disse: «Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra, e ogni albero fruttifero che produce seme: saranno il vostro cibo».

Se i riferimenti all’alimentazione finissero qui, si potrebbe pensare che gli autori sacerdotali abbiano semplicemente evitato di elencare tutti i cibi disponibili. Invece, leggendo il nono capitolo della Genesi, si scopre che la costruzione del testo era tutt’altro che casuale.

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È appena terminato il diluvio e Dio si rivolge agli otto componenti della famiglia di Noè: li benedice, li invita a moltiplicarsi e subito dopo si legge [Genesi 9,3]:

Ogni essere che striscia e ha vita vi servirà di cibo: vi do tutto questo, come già le verdi erbe.

La formula di Genesi 9 è identica a quella di Genesi 1: benedizione, invito a moltiplicarsi e donazione degli alimenti. Addirittura viene specificato che gli animali serviranno da cibo come già le verdi erbe. È una citazione esplicita al primo capitolo.

Adamo vegetariano e perfetto

È evidente che ci troviamo di fronte a un messaggio che gli autori volevano fosse ben chiaro: Dio ha creato l’uomo perfetto e quindi vegetariano; poi è successo qualcosa che ha modificato la natura umana e Dio concede a questa nuova umanità, non più perfetta, una dieta adeguata.

Prima di capire cosa possa essere successo, è necessario fare una precisazione: gli autori di Genesi 1 e 9, i due capitoli in questione, erano sacerdoti israeliti vissuti nel VI secolo a.C.. All’epoca il popolo di Israele non era vegetariano; venivano consumati regolarmente sia carne, sia pesce. E questi autori non potevano certo aver conosciuto i primi uomini, vissuti centinaia di migliaia di anni prima. Ovviamente non si può neanche pretendere che una tradizione orale sopravviva per migliaia e migliaia di generazioni. Quindi la domanda è: perché degli autori onnivori hanno sentito il bisogno di scrivere che l’uomo perfetto, creato da Dio, fosse vegetariano?

La trasformazione

L’unica risposta possibile è che già 2500 anni fa, nel Vicino Oriente, si era raggiunto un alto livello di sensibilità e un grande rispetto verso ogni forma di vita. Gli autori, che pure uccidevano e mangiavano animali, si rendevano conto che c’era qualcosa di sbagliato in quel modo di alimentarsi. Avranno ragionato così: se il nostro intimo avverte qualcosa di disumano nell’uccidere un animale, significa che questo cibo non poteva far parte del disegno originale e perfetto di Dio. Il senso di colpa che provavano mangiando carne, non veniva avvertito quando si consumavano i vegetali. Ecco dunque spiegato come degli autori onnivori abbiano proiettato nel passato l’idea di un uomo perfetto e, quindi, vegetariano.

Ora rimane l’ultima domanda, che è fondamentale: come sono riusciti a giustificare una simile trasformazione dell’umanità? Nel senso: una volta compreso che l’uomo perfetto doveva essere vegetariano, quale peccato avrebbe potuto mutare così radicalmente la nostra natura?

I peccati ereditari

Prima di Genesi 9, quando Dio prende atto del cambiamento avvenuto (o che sarebbe avvenuto di lì a poco), vengono commessi diversi peccati ma solo due di questi avranno conseguenze sulla discendenza dei trasgressori.

Questo è un concetto che oggi rimane difficile da accettare: l’idea che il peccato di una persona possa avere conseguenze sui suoi figli, sui suoi nipoti, e così via. Eppure esistono diversi esempi di eventi simili. Pensiamo a una donna incinta che beve alcolici tutti i giorni: suo figlio nascerà con dei problemi di salute eppure è un bambino innocente. Il peccato della madre, in questo caso, ricadrà sul figlio. Oppure pensiamo a un uomo che non dimostra alcuna forma di affetto verso suo figlio e, anzi, lo picchia, magari senza un motivo. Il bambino crescerà con gravi disturbi psicologici e, con ogni probabilità, se riuscirà a trovare una donna con la quale formare una famiglia, sarà incapace a sua volta di insegnare una sana affettività a suoi figli. Ecco che il peccato di un uomo avrà ripercussioni nefaste non su una ma addirittura su due generazioni di innocenti.

Da sant’Agostino a Dubarle

Tutta la Bibbia parla continuamente di peccati ereditari. Già sant’Agostino se n’era accorto e, più recentemente, il grande teologo André-Marie Dubarle. Un peccato che ha modificato la natura umana, trasformando l’uomo da vegetariano a onnivoro, deve rientrare in questa categoria. Infatti i peccati non ereditari, come l’assassinio di Abele da parte di Caino, non potrebbero in alcun modo essere la causa di una mutazione dell’intera umanità.

I peccati ereditari commessi prima di Genesi 9, dicevamo, sono due: il famoso peccato originale e gli avvenimenti narrati in Genesi 6. Ho già trattato gli argomenti nel blog e quindi non posso che rimandare il lettore curioso ai rispettivi articoli: qui parlo della trasgressione di Adamo, qui degli accoppiamenti tra figli di Dio e figlie dell’uomo.

Due indizi

Rapporto uomo/animali

Per comprendere la natura di queste trasgressioni, la Genesi ci fornisce, oltre al cambio di dieta, altri importanti indizi. Il primo riguarda il rapporto tra gli uomini e gli animali. In Genesi 1,28 è scritto:

dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente che striscia sulla terra.

Per dominare non si deve intendere un dominio tirannico. Gli autori volevano semplicemente dire che l’uomo è ontologicamente superiore agli altri esseri viventi. Invece, in Genesi 9,2, il rapporto cambia:

Il timore e il terrore di voi sia in tutti gli animali della terra e in tutti gli uccelli del cielo.

È come se, dopo i peccati che hanno modificato la natura umana, gli animali si rendessero conto che l’uomo è diventato una specie pericolosa, come se istintivamente percepissero che l’uomo non è più in armonia col resto del creato, una scheggia impazzita in quello che una volta era il paradiso terrestre.

Genealogie

Il secondo indizio è rintracciabile in ampi brani che oggi si leggono con superficialità, come semplici elenchi privi di senso. Sto parlando delle genealogie. Quasi tutto il quinto capitolo della Genesi (sempre di tradizione sacerdotale) è occupato dalla genealogia dei discendenti di Set (figlio di Adamo). Ciò che dovrebbe colpire sono le età dei patriarchi che, in media, vivevano 900 anni. Ovviamente vale il discorso fatto sopra: gli autori non potevano conoscere l’età di questi personaggi e quindi, se le hanno inserite, lo hanno fatto per mandare un messaggio. Quale?

In Genesi 4 viene elencata la genealogia dei discendenti di Caino. Qui non viene specificata l’età dei patriarchi, evidentemente perché la longevità dei cainiti, a differenza di quella dei setiti, non era rilevante: i cainiti vivevano tanto quanto noi. Se invece i setiti vivevano 900 anni, significa che i setiti erano diversi da noi. I discendenti di Set avevano mantenuto quella perfezione originaria con la quale Dio aveva creato la prima coppia. Invece la stirpe di Caino aveva perso quella perfezione. Ecco qual è il messaggio che volevano passasse: il peccato originale di Adamo si era trasmesso solo a un ramo dell’albero genealogico. Com’è possibile?

Estinzione per ibridazione degli uomini perfetti

Tutto torna se si capisce cosa avevano in testa gli autori: Set era il figlio perfetto della prima coppia perfetta mentre Caino era il figlio ibrido che Adamo aveva procreato con una femmina sub-umana, quel serpente del giardino dell’Eden che, come dicono ormai da tempo i biblisti cattolici, non rappresentava il diavolo ma, appunto, una femmina di una specie inferiore, scimmiesca.

A questo punto ci ritroviamo l’umanità divisa in due tipologie: da una parte gli uomini perfetti e dall’altra gli uomini ibridi. Ecco chi sono i figli di Dio (setiti) e i figli dell’uomo (cainiti) che s’incrociano in Genesi 6. Si tratta di una seconda e definitiva ibridazione di massa al termine della quale Dio constaterà il cambiamento biologico di tutti i suoi figli creati perfetti e concederà loro di cibarsi anche degli animali.

In Genesi 10, infatti, viene presentata l’ultima genealogia, quella dei discendenti di Noè. Qui le età dei patriarchi diminuiscono progressivamente: da 900 fino a 100 anni. Gli autori descrivono, con questo metodo letterario, un reale fenomeno biologico a cui oggi viene dato il nome di estinzione per ibridazione.

Onnivori o vegetariani?

La tradizione sacerdotale voleva spiegare la causa della doppia natura umana e lo ha fatto servendosi, tra le altre cose, pure dell’aspetto alimentare: se da una parte l’istinto ci spinge a voler mangiare la carne, dall’altra la coscienza ci fa sentire in colpa perché sentiamo che è sempre sbagliato uccidere, che questa non può essere la nostra natura originaria.

Onnivori o vegetariani? Alla domanda che oggi scatena tante diatribe, la Genesi ha risposto 2500 anni fa: Dio ha creato l’uomo vegetariano ma a causa del peccato la morte è entrata nel mondo… Da allora siamo diventati onnivori.

Il lettore capitato qui per la prima volta potrebbe rimanere spiazzato, me ne rendo conto. Se così fosse, lo invito a leggere questo articolo nel quale spiego che, per gli autori sacri, era considerato una sorta di ibridazione anche l’accoppiamento tra un israelita e un cananeo, ritenuto alla stregua di una bestia. Per tale motivo, infatti, i matrimoni misti erano severamente proibiti e rientrano nella categoria dei peccati ereditari, dato che potevano dar vita a un figlio che l’Antico Testamento definisce mamzer (termine ebraico tradotto con bastardo).

Il peccato di Sodoma non fu l’omosessualità: un malinteso durato millenni

sodoma

Tutti conoscono (o pensano di conoscere) la biblica storia di Sodoma e Gomorra e quasi tutti sono convinti che la causa della distruzione sia stata l’omosessualità che veniva praticata dagli abitanti. Stiamo per vedere che non fu così…

Qual è stato il peccato di Sodoma? La sodomia, verrebbe subito da rispondere. Ed è la risposta corretta. Ma cosa significa esattamente sodomia?

Il discorso è abbastanza complesso e per esaurirlo in un articolo dovrò sintetizzarlo e semplificarlo (spero non troppo). Per chi fosse interessato ad approfondire, ho trattato l’argomento nel libro L’origine dell’uomo ibrido.

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Sodomia = rapporti omosessuali?

Il vocabolario Treccani definisce sodomia:

Termine che indica, nell’uso corrente, rapporti omosessuali tra individui di sesso maschile, mentre più propriam. indica ogni forma di rapporto sessuale per via anale, per cui si distingue una s. omosessuale e una s. eterosessuale.

Nell’uso corrente la sodomia indica i rapporti omosessuali e, proprio per questo motivo, nell’immaginario collettivo gli abitanti di Sodoma sono diventati tutti gay. Ma pure due eterosessuali possono peccare di sodomia. E non solo. Si può peccare di sodomia anche senza un partner umano.

Il famoso psichiatra e neurologo von Krafft-Ebing, autore di un classico sulla sessuologia (Psicopatia sessuale), scrive [Richard von Krafft-Ebing, Psicopatia Sessuale, rielaborazione del Dott. Alexander Hartwich, Edizioni Mediterranee, 1964, p. 85]:

Le relazioni sessuali fra persone e animali rientrano nella cosiddetta zoofilia. Questa degenerazione veniva chiamata un tempo sodomia.

Il dizionario etimologico conferma:

Peccato contro natura: da Sodoma, antica città della Palestina, in cui era praticata ogni sorta di lussuria.

Dunque i rapporti anali, omosessuali e non, rientrano sì nella sodomia ma non ne esauriscono il significato; la sodomia racchiude tutti i rapporti non finalizzati alla procreazione, in particolare se in vase indebito, in un orifizio illecito, compreso quello di un animale.

Chi erano gli abitanti di Sodoma?

I sodomiti, verrebbe subito da rispondere. Ed è la risposta corretta. Ma chi erano i sodomiti? Non può che dircelo la Genesi che nomina per la prima volta la nostra città in questo passo [Genesi 10,19]:

Il confine dei Cananei andava da Sidone in direzione di Gerar fino a Gaza, poi in direzione di Sòdoma, Gomorra, Adma e Seboìm fino a Lesa.

Quindi i sodomiti erano i cananei. I cananei sono i discendenti di Canaan. Canaan era il “nipote” di Noè. Nipote tra virgolette perché, come abbiamo visto in questo articolo, Canaan è il figlio di un incesto avvenuto tra Cam, figlio di Noè e la moglie dello stesso Noè. Presto vedremo che, anche nel racconto di Sodoma, viene narrato l’incesto tra Lot e le sue figlie. Ma proseguiamo per gradi.

La Genesi dice quale fu il peccato della città?

In Genesi 13,13 troviamo un’anticipazione che riguarda la perversione della città:

Ora gli uomini di Sòdoma erano malvagi e peccavano molto contro il Signore.

Da questa prima informazione generica è impossibile risalire ai peccati specifici che venivano commessi. Ed è evidente che non si accenni minimamente all’omosessualità.

Nel capitolo successivo [Genesi 14,2] leggiamo che alcuni re

mossero guerra contro Bera re di Sòdoma, Birsa re di Gomorra.

La Bibbia di Gerusalemme [pagina 48] nota a riguardo:

Il carattere fittizio del racconto è ravvisabile nei nomi dei re di Sòdoma e di Gomorra: Bera e Birsa sono i re «nella malizia» e «nella cattiveria», nuova allusione al peccato delle due città.

Malizia e cattiveria, neanche qui si parla di festini LGBT.

Prima di analizzare il racconto oggetto dell’articolo, troviamo l’ultima anticipazione in Genesi 18,20s:

Disse allora il Signore: «Il grido di Sòdoma e Gomorra è troppo grande e il loro peccato è molto grave. Voglio scendere a vedere se proprio hanno fatto tutto il male di cui è giunto il grido fino a me; lo voglio sapere!».

Neanche qui si accenna minimamente all’omosessualità.

L’ultimo peccato dei sodomiti

Genesi 19 inizia così:

I due angeli arrivarono a Sòdoma sul far della sera.

La parola ebraica tradotta con angeli è malakim. Chi sono i malakim? Ho dedicato a queste figure un articolo che invito a leggere perché è propedeutico alla comprensione del ragionamento che sto per sviluppare.

Una cosa è certa: i malakim non erano degli angeli come li intendiamo noi oggi. E basta proseguire con la lettura del testo per dimostrarlo. Infatti i due malakim vengono accolti da Lot che li invita a dormire a casa sua, ma:

Non si erano ancora coricati, quand’ecco gli uomini della città, cioè gli abitanti di Sòdoma, si affollarono attorno alla casa, giovani e vecchi, tutto il popolo al completo. Chiamarono Lot e gli dissero: «Dove sono quegli uomini che sono entrati da te questa notte? Falli uscire da noi, perché possiamo abusarne!».

Questo brano, se letto con superficialità, sembrerebbe contenere un riferimento al peccato di omosessualità. Ma analizziamolo meglio.

Ciò che dovrebbe richiamare la nostra attenzione è il fatto che Lot stia ospitando due angeli/malakim mentre i sodomiti chiedono: dove sono quegli uomini che sono entrati da te questa notte? Come uomini? Non erano angeli? Se vi state ponendo questa domanda, vi ho sgamato: non avete letto l’articolo propedeutico sui malakim.

Se i due uomini ospitati da Lot fossero stati realmente due uomini, i sodomiti avrebbero palesemente dichiarato di voler commettere un peccato di violenza omosessuale. Ma il testo è chiaro: Lot sta ospitando due angeli/malakim, non due uomini.

Il vero peccato dei sodomiti, in un certo senso, è duplice: prima di tutto non hanno riconosciuto la divinità di quei personaggi e in secondo luogo ambivano addirittura a mescolare due realtà, quella divina e quella umana, che erano considerate distinte e dovevano rimanere separate.

Il vero peccato di Sodoma? Hybris

Nell’antica Grecia esisteva un tipo di peccato che, come vedremo, è molto simile alla trasgressione che volevano commettere i sodomiti: si tratta della hybris (υβρις). Era un peccato gravissimo. Esiodo, ad esempio, individua la causa della decadenza dell’umanità proprio nella hybris. Spesso viene tradotta con tracotanza, violenza ma si tratta di approssimazioni.

Secondo il professor Paolo Cipolla, tracotanza

è un modo, sicuramente approssimativo ma forse uno dei meno infelici, di rendere il termine greco hybris, che nella sua complessità polisemica indica propriamente qualsiasi azione o atteggiamento umano volto a trascendere i limiti imposti dalle leggi divine, commettendo crimini e violenze, spinti da eccessiva fiducia in se stessi. [La hybris di Serse nei Persiani di Eschilo fra destino e responsabilità, in Studia humanitatis, Saggi in onore di Roberto Osculati, a cura di Arianna Rotondo, Viella, 2011, p. 29]

Quali sono i personaggi mitici più carichi di hybris?

Tra i personaggi che il mito classico delinea come campioni di hybris figurano in particolare i centauri, caratterizzati da costumi assai brutali. La loro sconfitta da parte dei Lapiti nella Centauromachia simboleggia il trionfo della consapevolezza e della misura sulla barbarie più sfrenata e selvaggia. [Anna Ferrari, Dizionario di mitologia greca e latina, UTET, 1999, pp. 375-376]

I centauri erano degli ibridi e infatti il dizionario etimologico c’informa che ibrido deriva proprio dal greco ybris:

eccesso, violenza ed anche lascivia, lussuria, onde ybrizein, eccederei giusti confini, essere sfrenato, ed anche stuprare. Dicesi di animale nato da generanti dissimili, perché reputasi tale procreazione oltrepassare i limiti imposti dalla natura.

I lettori abitudinari del mio blog, a questo punto, avranno già fatto i loro collegamenti. Per alcuni teologi anche la trasgressione di Adamo può essere considerata un peccato di hybris. E la hybris poteva essere “trasmessa” alla stirpe del peccatore. In un prossimo articolo espanderò questi aspetti.

Il parallelo Sodoma/Diluvio

Finalmente siamo arrivati alla conclusione. La Bibbia di Gerusalemme [pagina 59] la butta lì così:

La storia di Sodoma, distrutta per il peccato dei suoi abitanti, può essere stata in origine un parallelo transgiordano al racconto del diluvio.

Alla luce delle considerazioni effettuate fin qui, possiamo evidenziare sei paralleli tra Genesi 67 e Genesi 19.

1 – Inizialmente Dio prende atto del peccato degli uomini:

DILUVIO: Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che ogni intimo intento del loro cuore non era altro che male, sempre.

SODOMA: Il grido di Sòdoma e Gomorra è troppo grande e il loro peccato è molto grave.

2 – Esistono però due famiglie di giusti che verranno salvate dall’imminente castigo divino, rispettivamente quella di Noè e quella di Lot:

DILUVIO: Entrerai nell’arca tu e con te i tuoi figli, tua moglie e le mogli dei tuoi figli.

SODOMA: Su, prendi tua moglie e le tue due figlie che hai qui, per non essere travolto nel castigo della città.

3 – Al peccato segue la punizione-distruzione:

DILUVIO: eruppero tutte le sorgenti del grande abisso e le cateratte del cielo si aprirono. Cadde la pioggia sulla terra per quaranta giorni e quaranta notti.

SODOMA: quand’ecco il Signore fece piovere dal cielo sopra Sòdoma e sopra Gomorra zolfo e fuoco provenienti dal Signore.

4 – Il peccato di Sodoma, che abbiamo appena analizzato, è speculare al peccato dei figli di Dio che scatenarono il Diluvio perché si erano uniti alle figlie dell’uomo. Un’altra mescolanza, un’altra ibridazione alla quale ho dedicato un articolo a parte.

5 – L’incesto finale. Come dopo il diluvio, a causa del vino, avviene un incesto tra i pochi sopravvissuti della famiglia di Noè, lo stesso identico incesto avviene a causa del vino tra i pochi sopravvissuti della famiglia di Lot.

Nostro padre è vecchio e non c’è nessuno in questo territorio per unirsi a noi, come avviene dappertutto. Vieni, facciamo bere del vino a nostro padre e poi corichiamoci con lui, così daremo vita a una discendenza da nostro padre.

6 – Come dall’incesto di Cam con sua madre nasce Canaan, capostipite dei maledetti cananei, così dall’incesto delle figlie di Lot nascono Moab e Ammon, capostipiti dei maledetti Moabiti e Ammoniti.

Rh negativo, l’ibridazione potrebbe spiegare anche il “mistero” del sangue?

Qualche giorno fa è uscito sul Giornale di Montesilvano questo articolo sul fattore Rh negativo in cui viene intervistato Gianluca Sablone.

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Per chi non lo sapesse, i gruppi sanguigni umani si dividono in due macrocategorie: Rh+ ed Rh-. Come si può leggere su Wikipedia,

il fattore Rh, o fattore Rhesus, si riferisce alla presenza di un antigene, in questo caso di una proteina, sulla superficie dei globuli rossi.

Il nome Rhesus deriva dal primate sul quale è stato scoperto il fattore, il macaco rhesus.

Il mistero riguarda il fatto che non si capisce bene da dove sia sbucato fuori il sangue Rh negativo. Se la parentela con gli altri primati spiegherebbe la presenza dell’antigene Rh, il sangue senza Rh sarebbe una peculiarità tutta umana.

All’origine una mutazione genetica?

La scienza ha proposto che la causa possa essere una mutazione casuale ma la motivazione non convince molto per almeno tre motivi:

  1. il sangue è soggetto molto raramente a mutazioni genetiche;
  2. la mutazione sarebbe dovuta essere troppo precisa, perché avrebbe dovuto eliminare solo il DNA che codifica l’antigene lasciando invariato tutto il resto;
  3. la mutazione può causare aborti e malattie mortali e quindi non è né vantaggiosa, né semplice da trasmettere alla generazione successiva.

Adesso ci soffermeremo su questo terzo punto. Prima volevo solo far notare che la risposta scientifica, la mutazione casuale, è una specie di tappabuchi. Mutazione casuale significa: non sappiamo come e perché ma a un certo punto l’antigene Rh è scomparso dal sangue degli uomini. Grazie, verrebbe da rispondere, bella spiegazione scientifica.

Rh- e gravidanze

Vediamo perché il fattore Rh negativo può causare aborti e malattie mortali. Se una donna Rh- si accoppia con un uomo Rh+, c’è il 25% di possibilità che il figlio sia Rh- e il 75% che sia Rh+.

Se il figlio è Rh+, durante la gravidanza il sangue Rh+ del feto entrerà in contatto con l’organismo della madre. Dato che l’organismo della madre non conosce il fattore Rh perché il suo sangue ne è privo, non riconoscerà il sangue del figlio e genererà degli anticorpi contro il fattore Rh. Ma questo feto nascerà senza problemi.

Il caos avviene se la donna in questione rimane incinta una seconda volta e il feto è di nuovo Rh+. Adesso la donna ha degli anticorpi contro il fattore Rh e, appena gli anticorpi della madre passano al figlio, attaccano il sangue del feto, distruggendo i globuli rossi, fino a causare l’aborto.

Oggi i pericoli che corre un eventuale secondo figlio sono arginati attraverso exanguinotrasfusione ma migliaia di anni fa non c’era alcun rimedio. La teoria (neo)darwinista sostiene che si trasmettano solo le mutazioni vantaggiose mentre qui ci troviamo dinanzi a una mutazione genetica mortale.

Fattore Rh e ibridazione

Chi ha letto il mio libro L’origine dell’uomo ibrido ricorderà i paragrafi in cui tratto l’argomento ibridazione, aborti e problemi genetici.

Però nel libro non parlo del fattore Rh, perché non avevo approfondito l’argomento. Adesso, invece, mi è venuta voglia di rimediare dato che sul Giornale di Montesilvano ho letto:

Ma perché mai una madre dovrebbe combattere ed eliminare il suo feto? In nessun caso si verifica questo tra le specie tranne in un caso di ibridazione come tra cavalli e asini dalla cui unione nasce un mulo, ciò prova che nell’incrocio tra due specie simili ma differenti dal punto di vista genetico ci possano essere problemi di riproduzione.

In effetti la presenza nell’uomo moderno di due macrogruppi sanguigni differenti e in contrasto tra loro potrebbe essere spiegata ipotizzando che noi siamo il risultato di un’ibridazione in cui una delle due specie genitrici possedeva il fattore Rh mentre l’altra no.

Ne segue che l’ibridazione debba essere avvenuta tra individui simili alle attuali scimmie antropomorfe e altri individui meno scimmieschi e forse più umani di quanto lo siamo noi. Le specie genitrici si sarebbero poi estinte proprio a causa dell’ibridazione, un fenomeno che gli scienziati chiamano speciazione inversa.

Insomma, noi saremmo il risultato degli incroci tra proto scimmie e proto uomini, come li chiama il genetista David Reich. Se vi state chiedendo chi fossero quei proto uomini più umani di noi, potete trovare la risposta sul mio libro 🙂