Vecchio Testamento, ciò di cui non conviene parlare: perché erano proibiti i matrimoni misti?

Nell’era del politicamente corretto, e considerando tutto ciò che è avvenuto lo scorso secolo, è comprensibile provare un po’ di disagio nell’affrontare un tema centrale del Vecchio Testamento: la proibizione dei matrimoni misti.

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La maggior parte delle persone non conosce minimamente questo argomento che attraversa tutto il Primo Testamento. Non sto parlando di qualche passo isolato e collaterale alla storia del popolo d’Israele ma, come vedremo, di una delle proibizioni più insistenti della Bibbia. Forse la più insistente in assoluto.

La verità è che tanti cristiani non leggono il loro libro sacro e conoscono solo i passi più famosi, quelli che magari vengono letti a Messa e che subiscono una selezione a monte. Selezione giusta, a mio modesto avviso, perché tanti brani, senza la necessaria contestualizzazione, non potrebbero essere compresi e, anzi, rischierebbero di confondere più che di innalzare spiritualmente il fedele.

Ma se siete capitati su questo blog è perché volete saperne di più e quindi indossate la corazza della pazienza e preparatevi a scoprire un concetto tabù della Bibbia.

Prima di partire, una piccola premessa: credo che l’argomento, oltre a essere politicamente scorretto, venga accantonato perché, chi lo conosce, non ne comprende il significato più profondo. Non credo che ci sia una cospirazione per tenere i fedeli all’oscuro della questione; penso piuttosto che il ragionamento dei teologi sia più o meno questo: è vero, gli israeliti non potevano incrociarsi con i cananei, ed è vero pure che il divieto viene ribadito continuamente… ma probabilmente era il frutto di una mentalità oggi superata e quindi perché approfondirlo? Perché perdere tempo a indagarlo?

La mia conclusione è diametralmente opposta: io non ne voglio parlare come se fosse una delle tante curiosità che si possono trovare nella Bibbia; per me il concetto che ruota attorno alla proibizione dei matrimoni misti è fondamentale per capire non solo il Primo Testamento, ma tutta la storia dell’uomo. E alla fine vi sarà chiaro il motivo.

Il popolo d’Israele vivrà in Palestina ma il primo patriarca, Abramo, non era nato in Palestina, era un immigrato. Nella cartina che segue possiamo ripercorrere il suo viaggio.

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Abramo parte da Ur, con sua moglie Sara, e arriva a Canaan, l’attuale Palestina. Qui la coppia avrà un figlio, Isacco. Isacco crescerà in mezzo ai cananei e, arrivato all’età del matrimonio, avrebbe sicuramente sposato una donna di Canaan, se non fosse successo qualcosa di strano.

Abramo era ormai vecchio, avanti negli anni, e il Signore lo aveva benedetto in tutto. Allora Abramo disse al suo servo, il più anziano della sua casa, che aveva potere su tutti i suoi beni: «Metti la mano sotto la mia coscia e ti farò giurare per il Signore, Dio del cielo e Dio della terra, che non prenderai per mio figlio una moglie tra le figlie dei Cananei, in mezzo ai quali abito, ma che andrai nella mia terra, tra la mia parentela, a scegliere una moglie per mio figlio Isacco». (Genesi 24,1-4)

L’ultimo desiderio di Abramo è che suo figlio non sposi una cananea. Come mai? Era solo la fissa di un anziano? Isacco infatti sposerà Rebecca, figlia dei parenti di Abramo, dalla quale avrà due bambini, Giacobbe ed Esaù. Esaù prenderà due mogli.

Quando Esaù ebbe quarant’anni, prese in moglie Giuditta, figlia di Beerì l’Ittita, e Basmat, figlia di Elon l’Ittita. Esse furono causa d’intima amarezza per Isacco e per Rebecca. (Genesi 26,34s)

Chi erano gli ittiti? Facciamo rispondere al professor Francesco Bianchi :

Tutti i commentatori hanno attribuito queste notizie alla fonte sacerdotale, nella quale i cananei vengono chiamati «ittiti». (La donna del tuo popolo, Città Nuova Editrice, 2005, p. 37)

Quindi il matrimonio del figlio con le donne cananee, causano una profonda amarezza nei genitori. E la madre spera di salvare almeno l’altro figlio.

E Rebecca disse a Isacco: «Ho disgusto della mia vita a causa delle donne ittite: se Giacobbe prende moglie tra le Ittite come queste, tra le ragazze della regione, a che mi giova la vita?» (Genesi 27,46)

E Isacco replica ciò che aveva già fatto suo padre Abramo.

Allora Isacco chiamò Giacobbe, lo benedisse e gli diede questo comando: «Tu non devi prender moglie tra le figlie di Canaan. Su, va’ in Paddan-Aram, nella casa di Betuèl, padre di tua madre, e prenditi là una moglie tra le figlie di Làbano, fratello di tua madre. (Genesi 28,1s)

Così Giacobbe sposerà Lia e Rachele, due sue cugine. Giacobbe è anche il terzo e ultimo dei patriarchi, colui che cambierà nome in Israele. I figli di Israele si trasferiranno in Egitto. Per secoli i loro discendenti abiteranno lì, fino all’arrivo di Mosè, che farà uscire il suo popolo dall’Egitto e lo guiderà fino al ritorno nella terra di Canaan.

Prima, però, Mosè stringerà l’Alleanza con Yahweh. Tra le altre cose, Dio si raccomanda:

Guàrdati bene dal far alleanza con gli abitanti della terra nella quale stai per entrare, perché ciò non diventi una trappola in mezzo a te. […] Non prendere per mogli dei tuoi figli le loro figlie. (Esodo 34,11-16)

È chiaro che questa proibizione che viene attribuita a Dio, era già conosciuta da tempo se all’epoca di Abramo e Isacco il divieto, di fatto, veniva già osservato.

Più avanti il divieto viene ribadito:

Quando il Signore, tuo Dio, ti avrà introdotto nella terra in cui stai per entrare per prenderne possesso e avrà scacciato davanti a te molte nazioni […] Non costituirai legami di parentela con loro, non darai le tue figlie ai loro figli e non prenderai le loro figlie per i tuoi figli. (Deuteronomio 7,1-3)

Violare la proibizione era così grave che chi trasgrediva non faceva una bella fine. Riporto un episodio emblematico in cui la protagonista è una donna madianita, altro popolo che viveva nella terra di Canaan.

Uno degli Israeliti venne e condusse ai suoi fratelli una donna madianita, sotto gli occhi di Mosè e di tutta la comunità degli Israeliti, mentre essi stavano piangendo all’ingresso della tenda del convegno. Vedendo ciò, Fineès, figlio di Eleàzaro, figlio del sacerdote Aronne, si alzò in mezzo alla comunità, prese in mano una lancia, seguì quell’uomo di Israele nell’alcova e li trafisse tutti e due, l’uomo d’Israele e la donna, nel basso ventre. (Numeri 25,6-8)

Dopo la morte di Mosè, sarà Giosuè a far entrare Israele in Canaan e il condottiero, prima di morire, rivolge l’ultimo discorso al suo popolo.

Siate forti nell’osservare e mettere in pratica quanto è scritto nel libro della legge di Mosè, senza deviare da esso né a destra né a sinistra, senza mescolarvi con queste nazioni che rimangono fra voi. […] Perché, se vi volgete indietro e vi unite al resto di queste nazioni che sono rimaste fra voi e vi imparentate con loro e vi mescolate con esse ed esse con voi, sappiate bene che il Signore, vostro Dio, non scaccerà più queste nazioni dinanzi a voi. Esse diventeranno per voi una rete e una trappola, flagello ai vostri fianchi e spine nei vostri occhi, finché non sarete spazzati via da questo terreno buono, che il Signore, vostro Dio, vi ha dato. (Giosuè 23,6-13)

Giosuè è più che esplicito: deviare dalla legge di Mosè significava mescolarsi con i popoli della terra di Canaan.

Ma gli israeliti non riusciranno a seguire le sue raccomandazioni e, nel libro successivo, si legge:

Queste nazioni servirono a mettere Israele alla prova, per vedere se Israele avrebbe obbedito ai comandi che il Signore aveva dato ai loro padri per mezzo di Mosè. Così gli Israeliti abitarono in mezzo ai Cananei, […] ne presero in moglie le figlie, fecero sposare le proprie figlie con i loro figli. (Giudici 3,4-6)

La repulsione verso i matrimoni misti, che inizia con i patriarchi, arriverà fino all’esilio di Babilonia, circa un millennio dopo. Infatti Israele, dopo aver trascorso dei secoli a Canaan, viene espugnato dai babilonesi che deportano una parte del popolo a Babilonia. Dopo alcuni decenni di cattività, gli esiliati vengono liberati e tornano a Canaan. Qui scoprono che gli altri israeliti, quelli che non erano stati deportati, si erano mescolati con i cananei.

Il popolo d’Israele, i sacerdoti e i leviti non si sono separati dalle popolazioni locali, […] ma hanno preso in moglie le loro figlie per sé e per i loro figli: così hanno mescolato la stirpe santa con le popolazioni locali. (Esdra 9,1-2)

Potrei continuare a lungo con le citazioni ma penso che possano bastare. Avevate mai sentito dire che l’Alleanza di Israele con Dio implicava il divieto di incrociarsi con gli altri popoli? Quale motivazione poteva avere una simile proibizione? Alcuni tentano di spiegarla spostando il discorso sul lato spirituale, dicendo che imparentarsi con popoli pagani, a lungo andare, avrebbe causato l’apostasia del popolo eletto. Questo è sicuramente uno dei motivi alla base della proibizione. Ma forse non il principale.

La verità è che tutto il Primo Testamento parla di ibridazioni e delle conseguenze biologiche di tali incroci, come scriverò nel prossimo articolo.

Intanto vi lascio con un’altra citazione del libro del professor Bianchi:

S.J.D. Cohen ha proposto allora di individuare nel biblico “orrore” per le mescolanze fra piante, tessuti e animali la causa dell’ostilità contro i matrimoni misti. Applicando al mondo umano quanto essi pensavano accadesse negli incroci fra cavalli e asini, i rabbini avrebbero deciso che il frutto di questa unione seguisse la specie della madre eassimilarono l’unione fra ebrei e gentili a quella fra uomini e animali. (p. 140)

Se non avete voglia di attendere il prossimo articolo, v’informo che ho trattato questi argomenti, in maniera molto approfondita, nel mio libro L’origine dell’uomo ibrido.

Per leggere la seconda parte, clicca qui: Mamzer, i “bastardi” del Vecchio Testamento.